Rimella e San Gottardo

Rimella è stata la prima comunità Walser fondata in Valsesia ed è l’unica presente in Val Mastallone. Ancora oggi gli abitanti parlano l’antico idioma walser (tittschu) e nei giorni di festa vestono i tradizionali costumi. Il territorio si è conservato incontaminato, mantenendo nelle 14 frazioni l’originale e primitiva architettura.

Museo Antropologico "Giovanni Battista Filippa"
Il Museo Filippa, primo museo di titolarità civica istituito in Piemonte, trae origine nel 1836 dalla donazione delle collezioni di Giovanni Battista Filippa (1778 – 1838) a favore della Comunità di Rimella. Si tratta di una raccolta di libri, monete e oggetti vari di provenienza diversa, pazientemente messa insieme dall’eccezionale figura di Giovanni Battista Filippa, nel corso della sua avventurosa vita che lo aveva visto per lungo tempo lontano da Rimella. Emigrato in giovane età (dieci anni) nel Novarese, venne chiamato a prestare servizio militare nelle truppe napoleoniche (1807) con cui partecipò, fra l’altro, alla campagna di guerra in Spagna. Nel 1812 fu congedato per grave malattia e ritornò definitivamente nella “sua" Rimella. Alla sua morte, avvenuta nel 1838, la raccolta fu ancora incrementata grazie soprattutto all’interessamento del pittore Maurizio Antonini e del parroco Gaudenzio Cusa.
Scopo del “gabinetto di curiosità e cose rare” come il Filippa stesso amava definire il piccolo museo che fu poi a lui intitolato, era quello di stimolare la curiosità e gli interessi degli abitanti di Rimella fornendo “un’idea della complessità e della varietà del mondo” Il materiale conservato è estremamente eterogeneo e insolito.

Ecomuseo Walser
In questo Museo, strettamente legato alle tematiche ecomuseali è posta particolare attenzione al rapporto uomo/territorio. È un museo dell’uomo e della “sua” montagna che mette in evidenza i caratteri e i valori fondamentali dell’esperienza materiale dell’uomo nell’ambiente che lo circonda. Viene indagata la cultura materiale del sistema agrosilvopastorale della montagna rimellese con la sua tecnologia ingegnosa e versatile conservatasi praticamente intatta fino alle soglie dei nostri tempi avendo consentito per secoli la sopravvivenza materiale alla comunità walser. I temi trattati sono: l’attività molitoria (che si realizzò soprattutto nella frazione Grondo), l’estrazione e la posa in opera delle piode, il ciclo agrario (l’alpeggio, la fienagione...), il lavoro nel bosco. Non vengono trascurati temi legati all’alimentazione e ai rimedi naturali contro le malattie. L’esposizione museale si avvale di oggetti di cultura materiale e di strumenti informatici atti a indagare la realtà immateriale che li circonda.
Gli oggetti sono infatti contestualizzati indagando i cicli e le modalità produttive nei quali sono coinvolti. Es.: nel caso del mulino del Grondo sono esposte alcune parti di esso ma viene anche indagato lo svolgimento dell’attività molitoria facendo uso soprattutto di testimonianze orali (cosa si macinava, quando si macinava, l’importanza del mugnaio nella comunità…)